La rivoluzione del packaging è adesso

Riciclabili o riutilizzabili, biodegradabili o compostabili, ecco come il settore ortofrutticolo risponde alla normativa UE sulla plastica

Il Convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta l’8 marzo ha messo in luce una filiera ortofrutta dinamica e all’avanguardia, in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea e, soprattutto, capace di cogliere l’opportunità del cambiamento in atto sul packaging in Europa.

A fare da trait d’union tra le diverse voci della giornata è stata Nicola Pisano, Policy Advisor di Freshfel, che ha presentato il quadro normativo europeo e le strategie UE per i prossimi dieci anni sul tema plastica e imballaggi.

Il quadro normativo parte dalla direttiva UE/2018/851 del giugno scorso, che ha identificato una serie di obiettivi per la gestione dei rifiuti e stabilito un ambizioso piano di lungo termine basato sul concetto di economia circolare. Negli stessi giorni la direttiva UE/2018/852 ha rettificato la precedente 94/62/EC, relativa alla disciplina sul packaging, individuando i risultati minimi da raggiungere entro il 2030 con due step: al 31/12/2025 almeno il 65% degli imballaggi dovrà essere riciclato, mentre entro fine 2030 tale percentuale dovrà raggiungere il 70% (traducibile anche nel 50% del peso della plastica e del 75% di quello di carta e cartone nel primo step e del 55% e dell’85% al secondo).

In modo analogo, Nicola Pisano ha evidenziato il Piano di azione europeo per l’economia circolare, con una strategia specifica per la plastica COM(2018)28 che, a sua volta, ha portato alla stesura della SUP (Single-Use Plastics) Directive, disposizione secondo la quale dal 2030 tutti gli imballi dovranno essere riutilizzabili o realizzati da materia prima riciclata.

E’ chiaro che gli obiettivi di Bruxelles, al di là del modo in cui verranno recepiti dai singoli Stati membri, avranno inevitabilmente importanti ripercussioni sul settore ortofrutticolo, in quanto i “contenitori per alimenti freschi o processati che non necessitino di ulteriori preparazioni” sono espressamente elencati tra i packaging oggetto della normativa. Ci si chiede dunque che impatto avrà tutto ciò sull’intero comparto? Quali sono le alternative percorribili per affrontare tali cambiamenti?

La tavola rotonda del convegno, moderata da Raffaella Quadretti del Gruppo Tecniche Nuove-New Business Media, ha dato voce a molteplici risposte, mettendo in luce soprattutto stimolanti approfondimenti strategici.

Non mancano le soluzioni per il packaging in plastica come evidenziato chiaramente da Lorenzo Foglia, capo del team di investor relations di Bio-On, che con il Progetto Zeropack offre una alternativa compostabile alla plastica, 100% naturale (derivante a sua volta da scarti agricoli). Vede il futuro con ottimismo anche Riccardo Zoffoli, project & quality manager di INFIA, colosso mondiale di produzione di imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca, che ha saputo aggiornare e proporre novità sostenibili e biodegradabili già oggi a disposizione.

Enrico Frigo, direttore operativo di CPR System, ha confermato e ampliato il tema del riutilizzo dei contenitori in plastica per l’ortofrutta e per altre categorie merceologiche. Un modello circolare, quello di CPR, che con grande anticipo si colloca in perfetta sintonia con le indicazioni dell’Europa.

Circolarità diventa la parola chiave per confezioni di plastica “buona” e gli strumenti per rendere sempre più riutilizzabile la plastica sono in fase avanzata di ricerca, come ha ricordato Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute, lo straordinario contenitore di innovazione e formazione per il settore del cibo, che collabora con i più importanti centri di ricerca del mondo.

Sul fronte della produzione è stata Alessandra Damiani della Orsini & Damiani a spiegare come le imprese ortofrutticole più reattive abbiano intrapreso già da tempo la strada della sostenibilità anche per il packaging. In particolare, l’azienda marchigiana si è posta già nel 1998 il problema dell’imballaggio responsabile per la propria linea biologica; ha abbandonato il polipropilene per il cartone, chiedendo ai fornitori di ampliare i formati fino a quel momento disponibili, e in seguito ha adottato i film Pvc-free.

Damiani ha sottolineato come tali cambiamenti comportino la necessità di reinvestire anche nei macchinari delle linee di confezionamento e come in tale processo sia fondamentale la comunicazione tra chi produce imballaggi e chi li utilizza.

Il tema del packaging, considerato al servizio del consumatore per dare lunga vita ai prodotti e garanzia di sicurezza e igiene acquisisce connotazioni più complesse e di non facile lettura. Complice anche la comunicazione debordante sul web, dove le immagini del mare invaso dalla plastica e degli animali sofferenti sono arrivate al cuore del consumatore, come evidenziato da Lisa Bellocchi, vicepresidente Enaj, la rete europea dei giornalisti agricoli.

Stimolante la domanda posta a Claudio Dall’Agata, direttore del consorzio Bestack, su come dare valore al prodotto ortofrutticolo in vendita. Il packaging in cartone ondulato, per Dall’Agata, offre l’opportunità di dare grande visibilità al prodotto e, soprattutto, grazie a un brevetto appositamente registrato, una shelf life più elevata ai prodotti, riducendo in modo significativo gli sprechi di ortofrutta.

Obiettivo messo in evidenza anche dalla tecnologa alimentare Chiara Venturini. Sul tema del “dare valore” ai prodotti è entrata in gioco la grande distribuzione organizzata con Rossella Brenna, direttore vendite di Unes, che ha sottolineato i repentini cambiamenti di comportamento da parte dei consumatori. Secondo Brenna cala il potere della marca dei produttori, ma cresce l’importanza dello storytelling sui prodotti ortofrutticoli. Fondamentale, poi, l’offerta dei punti vendita Unes stile Mercabarna, per dare autenticità ed emozione al reparto ortofrutta.

In fatto di attenzione strategica al tema della plastica, va ricordato l’intervento in video di Renata Pascarelli, direttore qualità di Coop Italia. Un percorso di coerenza e rigore, quello di Coop, unico in Europa, che prevede l’adesione alla Pledging Campaign della Unione Europea con l’obiettivo di raggiungere nel 2025, a step progressivi, l’utilizzo di 6.500 tonnellate di plastica riciclata al posto della vergine. Oggi ad esempio, le vaschette per l’ortofrutta a marchio Coop sono interamente costituite da R-Pet 100% riciclato.

Nelle conclusioni Simona Caselli, Assessore Agricoltura, Caccia e Pesca dell’Emilia-Romagna, ha rimarcato il ruolo della regione come leader europea del packaging, un ruolo chiave da giocare, in questo momento, sul tema dell’innovazione. E proprio in questo senso, Caselli ha ribadito lo sforzo finanziario della Regione sull’innovazione a tutto tondo.

Insomma, dal convegno dell’8 marzo è emerso che le principali aziende produttrici di imballaggi per l’ortofrutta, ognuna con le proprie peculiarità, hanno già avviato il percorso di ammodernamento dell’offerta in linea con le direttive europee. Direttive che, anzi, considerano una interessante opportunità di crescita.